domenica 1 luglio 2018

Quando i bambini non sono più bambini




« Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro, unici strumenti di lavoro di un bambino che dovrebbe tenere in mano sono penne e matite. » 
(Cit. Iqbal Masih) 

Giocare, sorridere, correre, fantasticare e studiare: questi sono solo alcuni dei diritti che ogni bambino del mondo dovrebbe avere. Purtroppo, alcuni di essi vedono tali diritti dimenticati e calpestati, tanto da diventare lavoratori veri e propri ancor prima di aver potuto compiere 18 anni. Molto spesso accade che non possano neppure vivere in salute, a causa della mancanza di vaccini, acqua potabile e cibo. Stiamo parlando del fenomeno del lavoro minorile, diffuso soprattutto nei continenti più poveri del mondo, come Africa ed America Latina. 
Esistono, purtroppo, infatti, imprenditori senza scrupoli che, a partire dal periodo della Rivoluzione Industriale, hanno cominciato a schiavizzare i minori, costringendoli al lavoro forzato, senza neppure le dovute misure di igiene e sicurezza; il tutto per produrre a basso costo articoli che noi stessi usiamo tutti i giorni, come scarpe, palloni o capi d’abbigliamento. Non solo: anche i loro corpi diventano veri e propri “prodotti”, nel caso in cui ci si trovi di fronte alla vendita dei loro organi o al loro sfruttamento come soldati, prostitute o spacciatori, fenomeni tutt’oggi altamente diffusi. 
Un esempio per tutti può essere il giovanissimo attivista e sindacalista pakistano Iqbal Masih (1982-1995), lavoratore in una fabbrica di tappeti; egli dal 1993 comincia a partecipare a conferenze internazionali per sensibilizzare l'opinione pubblica sui diritti negati ai bambini pakistani, ricevendo nel 1994 il premio “Reebok Human Rights Award”. Ottenne, grazie alle sue azioni, la chiusura di molte fabbriche di tappeti pakistane, ma forse, proprio per questo, trovò la morte a soli 13 anni: si sospetta, infatti, che dietro la sua morte vi sia la cosiddetta “mafia dei tappeti”. 
Tale forma di schiavitù è inaccettabile, non solo a livello sociale, dato che siamo tutti coscienti di quanto sia disumana, ma anche a livello legale: difatti, essa è vietata dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, il cui art. 4 afferma esplicitamente l’illegalità della schiavitù; ad essa si aggiunge anche la convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia, il trentaduesimo articolo prevede chiaramente che ogni bambino non debba né essere sfruttato economicamente, né lavorare, senza ottenere la giusta educazione scolastica. Tale sfruttamento, però, è applicato regolarmente in paesi come Cina, Sudafrica ed Argentina, ai quali, non dimentichiamolo, si aggiungono anche alcuni paesi occidentali. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Lavoro, infatti, ci sono circa 250 milioni di minori di 14 anni soggetti a sfruttamento. 
Il nostro contributo per fermare tale fenomeno sta nelle nostre scelte a livello di acquisti, cercando sempre prodotti che specifichino che non sono stati sfruttati minori per produrli, e non dimenticando mai che bisogna dare importanza a problemi come questo, poiché lo sfruttamento minorile è una violazione dei diritti del bambino, il quale, invece di lavorare, dovrebbe essere istruito e vivere una “vera infanzia”. 

Di Domenico Cappuccio

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